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Negli articoli che seguono si prenderà in esame tentando di tracciarne il percorso evolutivo, un periodo che va all’incirca dal 1700 per qualche accenno agli antenati dell’albero genealogico famigliare di Thérèse, fino al 2008.
Perchè 2008 e non 30 settembre 1897 effettiva data della sua morte?
Semplicemente perchè la storia di Thérèse Martin, non è mai veramente terminata in quanto non è mai morta veramente.
Molti si sono dati da fare nel bene come nel male, e per vari motivi affinchè il suo ricordo non si dissolvesse. Lei stessa ha lasciato degli scritti su cui hanno fatto leva i suoi mistificatori più o meno in buona fede e i suoi demistificatori.
Questa di Thérèse Martin è una lunga storia che ha coinvolto e tuttora coinvolge milioni di persone più o meno a lei vicine o anche lontane, alcune addirittura molto lontane.
La morte dell’ultima delle sorelle Martin nel febbraio 1959, Celine Martin anch’essa monaca carmelitana del monastero di Lisieux, se ha chiuso la parentesi di questa lunga saga famigliare come qualcuno l’ha denominata non ha concluso la vicenda del personaggio centrale della famiglia Martin appunto Thérèse e forse perchè Thérèse solo accidentalmente è nata come appartenente alla famiglia Martin, in verità Thérèse esula dalla piccola storia familiare per entrare di diritto nella più grande storia dell’evoluzione dell’uni-verso, quale storia dell’evoluzione dell’amore che poi è la storia di Dio. La storia singolare di Thérèse Martin coincide con la stessa storia di Dio.
Ecco perchè arriviamo al 2008: perchè ella è ancora vivente non solo nel ricordo ma vivente realmente in carne ed ossa ( come le teorie del cosiddetto “secondo corpo”, “corpo astrale” o “corpo sottile”, proprie alle ricerche delle discipline del paranormale e della parapsicologia sostengono) in qualche pianeta dell’universo abitato da coloro che a lei sono più simili e affini in quanto a livello di evoluzione raggiunto come del resto attestano lo stato delle cose sempre delle moderne ricerche parapsicologiche sulla realtà dell’aldilà.
Chi scrive non è nè un cattolico nè fa riferimento ad alcun’altra confessione religiosa ma semplicemente si considera un amico di Thérèse Martin.
Quindi non si intende fare apologia nè di questa nè di quella religione ma solo dire all’amica: sappi che tu sei sempre nei miei pensieri. Tutto quì.
Se abbiamo scelto il paradigma evoluzionista è perchè meglio rende ragione senza mistificarlo del suo percorso che è appunto un percorso evolutivo che come giustamente insegnano le moderne scienze naturali, lentamente conduce dai nostri antenati scimmie antropomorfe che grazie alla loro prima invenzione, il primo strumento di lavoro, crearono quel gradiente naturale della libido, il simbolo, che li rese esseri umani producendo “cultura” e di lì sviluppando ed esercitando disciplinandole, le loro capacità immaginative, astrattive, simbolizzatrici, in una parola la capacità riflessiva, di simbolo in simbolo giungiamo fino alla nuova umanità.
Nuova umanità che si approssima proprio grazie ad esemplari della specie come Thérèse Martin che hanno perseguito radicalmente e con tutte le loro forze la scienza d’amore, dove il Logos è Logos (Scienza) dell’Amore e l’Amore è Amore di questo e solo di questo Logos (Scienza), proprio perchè il Logos che era in principio era il Logos che era presso Dio e questo Dio era il Logos stesso.
Questi nuovi esemplari della specie sono capaci addirittura di andare oltre la stessa cultura senza necessariamente ritornare al mito dell’eden, al mondo naturale precedente la stessa preistoria umana: gli scienziati dell’amore.
Thérèse è quindi una scienziata dell’amore, di più, essa è questa scienza d’amore e in quanto tale è il discorso di Dio (Parola di Dio). Ma non perchè ha letto questo o quel libro, sappiamo che leggeva poco anche se leggeva bene, ma piuttosto perchè è nata evoluta. Ed è nata evoluta non per suo merito ma grazie al lavoro evolutivo degli antenati meno evoluti di lei, espressione anch’essi del percorso della freccia dell’evoluzione: il protagonismo infatti così come il culto della personalità è qualcosa di altri tempi, qualcosa resosi ormai obsoleto.
Essa come Adamo ed Eva nasce dal fango delle guerre evolutive condotte dai suoi padri e dalle sue madri includendovi anche la storia sociale più recente caratterizzata dall’ascesa della moderna borghesia e le susseguenti lotte proletarie per l’emancipazione del lavoro. Essa tuttavia nasce principalmente come figlia più che biologica dell’intuizione di un ebreo attento e intelligente studioso della Thorà, il “Libro della Legge”. Egli intuì infatti duemila anni fà, la via ancora da percorrere come via di redenzione non per emanciparsi dal lavoro ma per liberarsi radicalmente da quel lavoro a cui la specie era stata condannata dal peccato originale: farsi tutt’uno con il Padre, farsi di nuovo simili al creatore in una ripetizione della scena primigenia dell’Eden ma questa volta con un finale redentivo e non peccaminoso come allora.
Nascere evoluti tuttavia non gli è stato sufficiente a Thérèse ma è stato necessario che la “piccola” Thérèse muovesse “passi da gigante” per usare la sua terminologia, verso una nuova meta evolutiva che l’attendeva ancora e la morte non l’ha fermata ed essa è ancora quì nell’universo a camminare verso quell’ulteriore meta evolutiva anche in lei già concepitosi come progetto quando era ancora sul nostro pianeta Terra: il Regno Umano oltre la croce natura/cultura, pseudologos/Logos Vivente, come comprova la sua ultima crisi ed esperienza di conversione detta “Notte della Fede” dove la tentazione di abdicare al materialismo e quindi al nichilismo, tentazione che l’aspettava al guado: non quindi una semplice malattia ma un vero e proprio confronto della Ragione. Questa tentazione ateo-materialista-nichilista proveniente dalla forza gravitazionale del suo corpo ormai in sfacelo non l’ha avuta: anche il Logos Vivente infatti ha una sua propria forza gravitazionale ed è negaentropica: una vera “centrale nucleare”. Già a suo tempo infatti Giovanni il Teologo dalle somme altezze del suo sguardo di Aquila ebbe a commentare: “La carne non può nulla. La carne può solo far soffrire ma è lo Spirito che dà la Vita.”
“Non muoio entro nella Vita”. Così infatti commentò la sua propria morte la pensatrice di Lisieux.
Il seguente articolo è tratto in parte dalla voce su Teresa di Lisieux liberamente modificabile dell’Enciclopedia Libera Mondiale Wikipedia a cui io stesso ho collaborato a redigere, successivamente rielaborata e integrata con nuova documentazione e ulteriori riflessioni sulla vicenda del grande teologo.

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